Vallo Adriano. Sesto ed ultimo giorno

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Il muro è ormai scomparso e in questa tappa di circa 25 km, che da Carlysle ci porta al termine del nostro cammino, ossia a Bowness on Solway, lo percepiamo come una presenza sotterranea. Così è veramente, dal momento che non è stato scavato ma che si cammina su un terrapieno, molto probabilmente identificabile con il muro stesso o con quel che ne resta. Ieri ho detto dello smarrimento di arrivare a Carlysle. Oggi analogo impazzimento ci ha dato uscire dalla città. Avrà anche “solo” 120.000 abitanti, ma per noi abituati alla solitudine delle campagne è stato un trauma muoverci per questa piccola “metropoli” della Cumbria. Quando finalmente abbiamo riguadagnato lo spazio aperto, il senso di sollievo che ci ha invaso ci ha fatto assai sorridere, dal momento che tutti normalmente viviamo in un contesto fortemente urbanizzato.

Si attraversano paesi di nome Bourgh by Sands, Drumsburgh, Glasson, tutti minuscoli borghi di poche case che danno sempre la sensazione di “villaggio dei dannati”, sembrando totalmente disabitati quando è evidente che non possono esserlo. Le case sono tutte carine, i giardini curati con passione e minuziosa attenzione, gli animali al pascolo moltissimi, quindi qualcuno che si occupa di tutto ciò ci deve essere.

L’estuario del fiume Eden (nome non casuale…) è preceduto da una marcita che si estende per qualche chilometro. Il fenomeno delle maree qui è notevole e ovunque cartelli mettono in guardia il visitatore dai rischi di acque che si alzano all’improvviso e di “treacherous sands”. D’altra parte un ecosistema di questo tipo garantisce una ricchezza straordinaria di fauna e flora. Abbiamo visto numerosissimi aironi, oltre ad altri uccelli a noi ignoti. C’è un tipo di salmone del luogo (purtroppo al pub era terminato…), svariati pesci, crostacei e coquillage, piante diverse da quelle incontrate sino ad ora.

Anche qui non sono mancati gli incontri. Per tutti il vecchio Roger, che presidia l’ingresso a Bowness on Solway e si è costruito una copia dei tipici cartelli stradali del luogo ma in una curiosa versione, con i nomi delle città componibili lettera per lettera e la possibilità di inserire le distanze volta per volta. Dopo aver saputo che siamo di Milano, ha composto il nome della città, ha controllato su Google e ha inserito la cifra 1005 come distanza in miglia che ci separa dalla Madonnina. Ci ha fatto una foto davanti al suo capolavoro e gli abbiamo lasciato pochi spiccioli in un piccolo salvadanaio.

Per inciso, su tutto il percorso abbiamo incontrato gli “honesty box”, frigobar che la popolazione del luogo mette a disposizione dei viandanti, con cibo e bevande, e la richiesta di lasciare un soldino in una cassettina all’uopo. Nessuno controlla perché si fa affidamento sull’onestà delle persone. Immaginateli in Italia…

Saremmo stati seduti per ore in riva all’estuario a guardare il fiume incrociarsi con il mare. Però eravamo troppo stanchi e la paura di addormentarsi dominava, oltre al desiderio di fare una doccia e riposarsi. Così, dopo una bella foto “all’arrivo” dell’Hadrian Wall Path, abbiamo rotto le righe. Domani non si camminerà. Il viaggio è finito, purtroppo. Paradossalmente questa sera in TV qua danno “The Eagle”, improbabile film con Channing Tatum nei panni di un centurione di stanza sul Vallo… è destino che Adriano ci segua e non voglia più lasciarci andare.

122-128 d.C.: un’opera immensa e mastodontica come il Muro è stata costruita in soli cinque anni da soldati e ausiliari romani. Una straordinaria opera di ingegneria; la strategia di un condottiero che sapeva militarmente il fatto suo. Il Muro ci ha accompagnato per chilometri e chilometri: ci eravamo abituati alla sua presenza, era il quinto del gruppo. Domani non cammineremo: si torna a Newcastle con mezzi a motore e di lì in Italia, in aereo. Peccato, è stato bellissimo.

Animula vagula blandula…