Vallo Adriano. Quinto giorno

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La tappa di oggi, da Walton a Carlysle, non ha suscitato in me particolari emozioni. Il muro, in quest’ultimo –o primo, per chi compia il cammino in senso contrario – tratto non è stato scavato. Ci si cammina sopra (nel senso che si è sopraelevati, rispetto al terreno circostante) o non lo si intuisce proprio. Quel che è e resta magnifico è la campagna. Sarà stato il paesaggio perciò, complice il ritmo del marciare, a indurmi a meditare e a pormi alcune domande. Perché ho fatto questo viaggio? Cosa mi aspetto al termine del cammino? Quali sensazioni ha suscitato in me? Il motivo per me è semplice: mi sono occupata di Grecia antica e antica Roma per dieci anni della mia vita e avevo voglia di tornare là. Uno stato d’animo che condivido con due dei tre compagni di marcia, classicisti come me. Cammino perché sono in cerca di pace. Non credo di svelare chissà cosa dicendo che lo sforzo aerobico, dal momento che costringe a respirare con il diaframma, produce di per sé un risultato molto simile a quello della meditazione. Se a questo aggiungiamo un paesaggio con tutte le gradazioni del verde e dell’azzurro, abitato da animali che stanno per lo più seduti a ruminare, con una scarsissima densità di abitanti, il gioco è fatto: la sensazione di una pace finalmente ritrovata è immediata. Al termine di questo percorso avrò sicuramente imparato qualcosa su Adriano, l’imperatore colto, lo stratega, l’uomo innamorato dei viaggi, capace di (far) costruire in cinque anni un muro di 80 miglia. Ma ho soprattutto scoperto la bellezza del visitare un Paese muovendosi a piedi. È qualcosa cui non siamo abituati, ma è la velocità giusta per guardare e vedere, daini nella boscaglia, conigli selvatici, fagiani, le pecore chiattoncelle di razza merino, quelle più tradizionali, le mucche immense e un po’ minacciose perché stanno allattando i vitelli. Ho inoltre scoperto una popolazione gentilissima. Northumberland, Cumbria sono nomi che possono evocare lunghi inverni innevati, isolamento, un ambiente ostile: sarà per questo che la gente è estremamente socievole, chiede, s’informa, è curiosa e naturalmente sa tutto del nostro campionato di calcio e del recente calciomercato. Entrare a Carlysle oggi è stato in qualche modo scioccante:  prima di arrivare in città abbiamo attraversato (con un ponte) un’autostrada, sei corsie di veicoli lanciati a forte velocità. Eravamo tutti e quattro spaesati, come i pellegrini della Via Lattea di Buñuel. Dopo solo cinque giorni nella wilderness abbiamo perso il nostro DNA urbano. Così, mi domando, qual è il luogo giusto in cui vivere, una città nevrotica e puzzolente o una fertile e ridente campagna dove la notte al posto delle macchine si sentono decine di versi di differenti animali? Cercavo risposte ma ho accumulato altre domande. Chissà se fu così anche per te, imperatore, o se tu, da soldato e stratega, avevi sempre ben chiaro dove stavi andando.

animula vagula blandula…