Riflessioni a Copenhagen

Nei tre giorni di festa collegati all’8 dicembre ho visitato, per la prima volta, Copenhagen, capitale della Danimarca. Il mio soggiorno, seppur breve, mi ha suggerito alcune riflessioni.

  1. In Danimarca si entra in metropolitana senza alcuno sbarramento ma tutti pagano il biglietto o vidimano l’abbonamento. Perché? Perché il controllore passa sempre! Quattro volte ho preso il metro, quattro volte è passato il controllore. Sui mezzi di superficie il biglietto viene emesso a bordo e si sale solo dalla porta dell’autista, quindi è impossibile non pagare. Tradotto, significa che è vero che i popoli nordici saranno anche più predisposti di noi al rispetto delle regole, ma di sicuro è il controllo a fare la differenza. E se funziona così con i mezzi pubblici, è facile comprendere come tale abitudine sia applicata anche alla riscossione delle imposte. Come non mi stancherò mai di dire, in Italia siamo ai vertici dell’evasione perché i controlli sono inesistenti e gli evasori, invece di essere stigmatizzati come disonesti e gettati in galera (come accadde ad Al Capone negli USA) sono al contrario esaltati come eroi nazionali, furbi che ce l’hanno fatta, insomma.
  2. La hygge è una grandissima invenzione. Che cos’è? È un modo di star bene e di far star bene, collegato al calore di un bel divano, magari coperto da cuscini pelosi, di un camino acceso davanti al quale sorseggiare un buon liquore, o una birretta, o un calice di vino da meditazione (vedi foto) intrattenendosi con i propri cari o da soli. La hygge è la religione dei danesi ed è un bel credo, che, come dire, mi sento di abbracciare immediatamente e per il quale val la pena fare proselitismo.
  3. Non è vero che i nordici siano freddi. Non ho mai attaccato bottone tanto spesso con sconosciuti come in questi tre giorni, sia quando ero con la mia dolce metà, sia da sola. Sono sempre tutti gentilissimi, sia quelli pagati per farlo (commessi, camerieri, guardiani dei musei – pensiamo ai nostri… – etc, anche di fronte all’ultimo cliente o visitatore in orario di chiusura), sia gli sconosciuti per strada.
  4. Non è vero che fuori dall’Italia si mangi male. Ovviamente occorre adattarsi, che significa non dover a tutti i costi mangiare un piatto di spaghetti al dente anche a Capo Nord, situazione che tipicamente l’italiano medio va cercando. I piatti che ho potuto assaggiare in queste tre giornate erano squisiti, a base di carne di manzo, di anatra, o di pesce – come è logico che sia, considerato dove siamo – ma tutti estremamente curati, abbinati a verdure e salse che esaltavano ulteriormente i sapori. Ho mangiato anche ottimi formaggi. Non ho provato varianti vegetariane perché non mi interessano, ma l’offerta era comunque garantita ovunque anche per questo tipo di alimentazione. Peraltro la Danimarca è una delle “capitali” del biologico e grande attenzione è prestata alla qualità delle materie prime.
  5. La birra di Natale è un’altra trovata grandiosa. Si tratta di spillature in edizione speciale per le festività natalizie, prodotte dai grandi marchi industriali, come Carlsberg, o di provenienza artigianale. La differenza, rispetto alle lager, alle pils, alle rosse e alle stout “normali, sono gli aromi, in genere zenzero e cannella, che richiamano sapori e profumi del periodo e della cucina di Natale. Va da sé che mi sono astenuta dal vino, che sarà anche stato ottimo, ma era sempre, ovviamente, d’importazione francese, spagnola e italiana. Che senso avrebbe avuto berlo laggiù?
  6. I musei del nord sono uno più bello dell’altro. E questa constatazione è stata foriera di grande sofferenza, perché lì sì che potremmo valorizzare i nostri talenti! Abbiamo un patrimonio artistico, storico e archeologico che non conosce confronti, ma siamo indietrissimo per tutto quel che concerne la comunicazione al pubblico dei contenuti e il coinvolgimento dei visitatori nei percorsi. Ho visto un bellissimo Museo Nazionale, con targhette e pannelli esplicativi scritti benissimo, chiari, che invitavano alla lettura senza per questo essere banali. Ma l’esperienza che mi ha folgorato è stata in questo museo https://en.louisiana.dk/ un esempio eccellente di struttura dedicata all’arte contemporanea. A 30 minuti di treno da Copenhagen, è uno spazio espositivo immenso, curatissimo, immerso in un contesto ambientale eccezionale, sul mare, con una bella caffetteria che applica ottimamente il concetto della hygge. L’ho visitato di sabato pomeriggio. Indovinate qual era il target di pubblico massimamente rappresentato? Non gli ultra sessantenni, non quelli della mia età “senza figli”, neppure le famiglie con bambini, che nei musei del nord abbondano sempre. Ebbene, erano i 18/25 enni, coppiette di fidanzati che avevano fatto del Museo il luogo del proprio appuntamento, dove trascorrere insieme il sabato pomeriggio. Vederli così numerosi, tutti diversi, ciascuno con il proprio stile, e non intruppati in tribù, è stata una bella festa per lo spirito.